La Filosofa che impauriva gli uomini
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«Nel quinto secolo dopo cristo una donna fu assassinata. Non sappiamo molto di lei, se non che era bella ed era una filosofa». Sappiamo anche che siamo e saremo sempre dalla sua parte, scrive Silvia Ronchey in questa inchiesta appassionante, in cui cerca di ricostruire una storia piena di segreti e di battaglie che, via via, hanno provato a cucire addosso a Ipazia, facendone ogni volta il simbolo di qualcosa, manipolandole fonti per adattare quello scandalo al presente. Lei se le è sempre scrollate di dosso, come respingeva gli allievi che faceva innamorare. Non era una protofemminista e non fu la prima strega bruciata sul rogo dell’inquisizione ecclesiastica: era una donna, una ragazza carismatica che cercava la verità e che è stata spogliata nuda e dilaniata con cocci aguzzi (ma è solo l’inizio di quella terribile morte). Fatta uccidere dal vescovo di Alessandria d’Egitto, che era frustrato dal suo prestigio. Massacrata dall’invidia per la forza delle sue parole e del suo sguardo. Ipazia muore, ma passa la fiaccola: da lei nascerà molto altro ancora, e un fascino immortale perle storie di libertà.