Quando gli inglesi si giocarono il Medio Oriente
Cose serie
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“La verità è che voi inglesi state deliberatamente causando un conflitto tra ebrei e arabi per prolungare il vostro ruolo nel Medio Oriente. Ma siete troppo deboli per mantenerlo”. Se è vero che le serie tv inseguono per definizione lo spirito del tempo, molto spesso, molto più che nella narrativa tradizionale, affrontano i grandi problemi della politica contemporanea, raccontandone al pubblico meccanismi e antefatti in serie o miniserie ambientate, non a caso, nella prima metà del Secolo Breve. Come Rebellion, narrando il progressivo evolversi dei metodi di lotta dell’IRA negli anni 10 del Novecento, spiega agli spettatori l’origine del terrorismo odierno, la miniserie Traitors, trasmessa in Inghilterra da Channel 4 e disponibile dalla scorsa primavera su Netflix, racconta le origini del conflitto israelo-palestinese sceneggiando, nel tempo narrativo compresso della frequenza tv, i fatti del ’46: la petizione del Comitato Palestinese e della Lega Araba, le discussioni dell’Anglo-American Palestine Committee, e con ciò le dirette premesse del disastro mediorientale che insanguinerà la seconda metà del secolo e il primo ventennio del successivo. E questo proprio nel momento in cui un nuovo accordo tra l’America di Trump e i più potenti stati arabi sembra puntare a una liquidazione drastica e definitiva della questione palestinese abbandonando l’idea dei due popoli in due stati. Traitors, ambientata alla fine della seconda guerra mondiale, può leggersi come metafora del rapporto tra la disorientata upper class britannica, incarnata nella ventenne Feef, e la nuova potenza americana, impersonata, nei suoi lati più ambigui e oscuri, dall’agente Rowe, spia dell’OSS assillata dall’aleggiare del fantasma comunista in Europa, guidata da metodi discutibili ma anche, come tutti i paranoici, da un indiscutibile intuito, che recluta la sempre più perplessa e recalcitrante volontaria altoborghese e la infiltra ai vertici del Cabinet Office per stanare la talpa russa che vi sospetta celata. L’intrigo spionistico, di per sé appassionante, serve in realtà a spiegare, nel complesso gioco della politica interna della Gran Bretagna postbellica, nel suo ambivalente rapporto con gli Stati Uniti e nella sua interazione con lo scacchiere internazionale alla vigilia della Guerra Fredda, l’imprinting della politica atlantica e le sue conseguenze sui paesi postcoloniali che in seguito, dopo la caduta del muro di Berlino e la dissoluzione dell’Urss, renderanno evidenti a tutto il mondo gli errori di quegli anni.