In ogni prete c'è un peccatore. E' un detective
Cose serie
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Il prete è bello. E’ biondo, atletico, nel fiore degli anni. E’ stato in guerra, ora è vicario di Grantchester, nel Cambridgeshire. Anche il posto è bello, a un passo dalla rivale nobile di Oxford, con le guglie dei suoi college puntate al cielo e i suoi prati in declivio sul fiume Cam quietamente solcato dai punts a un remo. E’ bello, soprattutto, essere ancora tra i vivi, nel verde suburbio inglese di un’Inghilterra d’inizio anni Cinquanta reduce dalla crisi del dopoguerra. Eppure, il reverendo Chambers ha i suoi “momenti”, come li chiamano gli anglosassoni. Il cane nero di Churchill gli è sempre accanto, anche letteralmente: ne ha adottato uno in carne e ossa, sorridente allusione — per i lettori dei romanzi di James Runcie di cui è protagonista e per gli spettatori di Grantchester, la serie che ne è tratta e di cui è da poco uscita la quarta stagione su ITV, mentre in Italia le prime tre sono state trasmesse da Giallo TV — al male oscuro della depressione in agguato. Se si aggiungono il trauma postbellico e il debole per l’alcol, nonché l’altrettanto tipicamente inglese barriera di classe che impedisce l’amore per Amanda, figlia un po’ troppo snob dell’élite di Cambridge, non c’è fede che tenga. In quei suoi moments Chambers cede alle più triviali tentazioni della carne, il senso del peccato aggrava la crisi e a soccorrerlo, o a finire di ammalarlo, non c’è che il whisky, temperato dalle note dionisiache del jazz per cui va pazzo.
Ma, per provvidenza divina, un altro eros lo salva. In ogni prete c’è un investigatore, quanto meno dell’animo umano, proprio o altrui. L’eros della ricerca della verità è in fondo tra i più vicini all’eros divino, oltreché un ottimo sostituto libidico. In più, un prete ha il vantaggio di potere attingere a confessioni spontanee: il sacramento della confessione lo vincolerebbe alla riservatezza ma è un irresistibile archivio di dati criminologici. Nel locale pub, tra una partita di backgammon e una pinta di birra, il sodalizio con l’egualmente alcolico ma non meno eroico ispettore della locale polizia diventa una collaborazione fissa nelle indagini sugli omicidi della parrocchia. Se, come diceva von Clausewitz, la guerra non è che la continuazione della politica con altri mezzi, per questa figura ecclesiastica, che l’autore ha tratteggiato su quella del padre, a suo tempo arcivescovo di Canterbury, la missione pastorale è una continuazione della guerra con altri mezzi: una missione bellica dove, per la sconfitta del male, anche i compromessi sono ammessi.