Lo sguardo spietato dei favolosi fratelli Durrell
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Gerry o Larry? Il mondo dei lettori si divide tra chi dei fratelli Durrell preferisce Gerald e chi Lawrence. I primi sono, probabilmente, più numerosi. I secondi, generalmente, più categorici. Lawrence, l’autore dell’Alexandria Quartet, e prima dei Bitter Lemons of Cyprus, frutto dolceamaro della sua esperienza al servizio dell’intelligence di Sua Maestà, è stato definito, benché a torto, il Proust inglese. La sua prosa inarrivabile, profonda, ombrosa, sinuosa, descrisse il disfacimento dell’ibrido mondo coloniale britannico nell’élite cosmopolita dell’Alessandria d’Egitto della seconda guerra mondiale, brulicante di esteti e avventurieri, affaristi e spie. In una prosa apparentemente antitetica, solare, ridente, Gerry, in My family and other animals e nei due volumi che seguirono, narrò gli anni in cui la madre Louisa, Larrie, gli altri fratelli Leslie e Margo e lui stesso, poco dopo la morte del padre — un ingegnere che come il resto della famiglia era nato e aveva trascorso la maggior parte della vita in India —, migrarono “come uno stormo di rondini” a Corfù e vi si posarono per cinque stagioni in quella maniera eccentrica, interclassista, insieme altera e bohémienne, tipica degli inglesi erranti degli anni 30.
Queste stagioni sono narrate in The Durrells, la serie tv britannica di cui è ora disponibile, per l’appunto, la quarta, mentre la terza è uscita in primavera su Laeffe e le prime due escono ora in chiaro su Rai2. Tratta dalla trilogia di Gerald, la Grecia che rappresenta, ancora quasi ignota agli occidentali, è un po’ troppo ingenua e pittoresca. Ed è indubbiamente sacrificata la visione quasi indù che Gerald applica, nell’isola incantata, al formicolio del mondo insieme umano e animale. Ma l’effetto complessivo è rivelatore. Non solo dell’esistenza dei Durrell, per chi non li abbia ancora conosciuti attraverso i loro libri (anche Margo si cimentò, sia pure con minore alacrità, nella scrittura), ma anche del loro carattere.
Chi sia dei due lo scrittore più grande è difficile a dirsi. Ma l’antitesi tra Gerry e Larry è meno estrema di quanto si creda, o non c’è affatto. I libri di Gerald sono molto più pessimisti e quelli di Lawrence molto più ironici di quanto possano apparire a una prima lettura. Lo sguardo che entrambi gettano sull’homo sapiens è irridente e spietato. Entrambi sono ipnotizzati dalla natura e le opere di entrambi possono essere descritte come un’introduzione allo studio scientifico degli ecosistemi in cui si organizza la società vivente, umana o non umana che sia, della loro impermanenza e illusorietà.