Dialogo tra due laici diversamente inquieti
È giusto che i precetti religiosi influenzino le leggi dello Stato? Ecco alcune risposte e una nuova domanda: perché certi intellettuali, rispetto alla Chiesa, sono più realisti del re?
Articolo disponibile in PDF
L’11 febbraio scorso, anniversario della Conciliazione Stato-Chiesa, è stata sepolta Eluana Englaro. Dopo che il suo caso ha suscitato un dibattito che ha sconvolto il nostro paese e che da sinistra è stato giudicato “sguaiato e barbaro”, oggi nel suo nome lo stato laico sta varando una legge tendente a imporre ai cittadini norme su questioni private e personali, come quelle che concernono la fine della vita, su cui è impossibile pronunciarsi in termini scientifici e filosofici, figuriamoci legislativi.
Le idee non c’entrano o sono marginali. Il nodo è violentemente politico. Il nostro presidente del consiglio ha costretto la sinistra a confrontarsi con un’ondata sanfedista suscitata a freddo, su un terreno di scontro da lui scelto.
Non è un terreno nuovo. Fin dagli esordi della nostra storia nazionale sul problema dei rapporti Stato-Chiesa si è esercitato un gioco politico in cui i laici sono sempre stati isolati. Devo ricordarti che l’appoggio determinante all’inserimento del Concordato nella Costituzione fu dato da Togliatti?
Votare l’articolo 7 della Costituzione fu per Togliatti una scelta da Realpolitiker, per evitare la spaccatura della sinistra. E poi i laici in questo paese non hanno mai contato niente. La Chiesa Cattolica è un’entità statale imbarazzante su tutti i fronti: una monarchia assoluta, in cui il monarca designa gli elettori del suo successore. Non esiste in nessun’altra parte del mondo, neanche in Arabia Saudita.
Se ci troviamo davanti un pontefice così bizzarramente reazionario non vuol dire che la chiesa sia tutta uguale. Pensa ai recenti pronunciamenti dei vescovi tedeschi, al clero colto e progressista – non solo in Germania o in Francia o nelle Fiandre, anche in Italia — e al grande popolo inquieto dei preti sparsi nel mondo a fronteggiare problemi empirici gravissimi. Amano papa Ratzinger molto meno di certi nostri intellettuali Teocon, quasi tutti provenienti dalla sinistra, che una volta perse le fedi secolari, un po’ per frustrazione, un po’ per innata vocazione al dogmatismo, sono diventati, rispetto alla Chiesa, più realisti del re. E loro sì che avrebbero la responsabilità di orientare i cervelli. La Chiesa in fondo fa il suo dovere di pescatrice di anime.
Guarda che a incoraggiare questa Chiesa non sono i neurolabili e veloci intellettuali italiani che si precipitano sempre verso quello che considerano il polo vincente, con una scompostezza pari all’inquietudine interiore. No, nella Chiesa, proprio per la sua natura di monarchia assoluta, è la testa che conta. E gli altri all’interno devono obbedire.
Io vedo un’antica, salutare diffidenza della Chiesa verso le posizioni estremistiche. Pensa al caso della bambina colombiana che dopo essere stata violentata aveva abortito in ospedale, e al vescovo che aveva scomunicato sia lei sia i medici. Un putiferio di articoli di giornali laici che lo sostenevano, ma poi è stata la Chiesa stessa a fare marcia indietro. E ancora più numerosi sono i casi di eccessi di zelo di parte laica — posizioni estreme sull’aborto o disquisizioni azzardate sulla fine della vita — sdegnosamente rifiutati dalla Chiesa.
Sì ma prima o poi quella che chiami la salutare diffidenza si diraderà, si accorgeranno che questi eccessi di zelo fanno comodo. Le posizioni di De Maistre non erano quelle di Pio VII, ma fecero comodo al papa. Mentre il progressista Rosmini la Chiesa l’ha custodito nel suo seno, sì, ma con prudenza. Non è ancora santo, è in lista d’attesa, forse lo sarà dopo Padre Pio. La Chiesa si giova più dell’ala De Maistre che dell’ala Rosmini. E’ un gioco delle parti antichissimo, un’antica abilissima capacità di giocare molte carte. Ma non va dimenticato che quella che pesa di più è sempre quella più retriva. Coloro che disquisirono se gli aborigeni del Mesoamerica avessero o no un’anima sono gli stessi che ora ci strillano contro.
Anche qui, come nel caso del presidente del consiglio, mi sembri un po’ demonizzante. Ma ammettiamo che davvero si sia davanti alla prospettiva di una svolta integralista dell’intero mondo cattolico. Non credi che proprio la crescente assurdità degli argomenti, come nel caso della povera Eluana, possa provocare una buona volta una reazione laica in questo paese, e sensibilizzare gli intellettuali?
Il ceto intellettuale italiano è una canna al vento, non ha eguali nella sua bramosia di adattamento al potere dominante. Sono diventati anticomunisti più velocemente ancora di quanto erano diventati fascisti.
E comunisti. Quando il dominio del potere culturale era in quell’area, il fenomeno non è stato meno imponente. Parlo, è chiaro, dei marxisti opportunisti, che spesso erano a loro volta ex-fascisti. Non dirmi che adesso diventeranno tutti integralisti cattolici! e che trascineranno di nuovo con sé le peraltro esigue borghesie del nostro paese!
Sì, invece. Lo diventeranno eccome. Si registrerà di nuovo quel fenomeno così italiano che è il Venire Meno delle Ipotesi Mentali Divergenti. Rapidi, veloci intellettuali, gazzelle del pensiero! Fanno i conti in fretta. Siamo circondati da un mondo di conflitti che si manifestano attraverso le religioni. Oggi abbiamo davvero una situazione simile a quella delle antiche Guerre di Religione, con un mondo islamico ferocemente aggressivo che ritiene di essere l’espressione dei diseredati del mondo — senza pensare che è un ricco monarca assoluto, il re saudita, a finanziarli. E da storici sappiamo che i conflitti manifestati attraverso le religioni sono il veicolo della confusione mentale totale.
Quindi non dobbiamo meravigliarci dello stato confusionale del nostro paese.
Non solo, non dobbiamo meravigliarci che a qualcuno faccia comodo. Diciamoci la verità, il clericalismo a base cattolica è la forma più evoluée oggi per essere a tutti i costi sulla scena.
E allora cosa consigliare a una fantomatica opposizione per ricostituire, invece, la fiducia nella ragione?
C’è un testo che molti citano ma quasi nessuno sembra avere attentamente letto: il discorso di Cavour noto come “Libera Chiesa in libero Stato”. La nostra linea di condotta, dice, fa bene alla Chiesa, e in futuro gli uomini di Chiesa ci ringrazieranno per averla perseguita. Pur controcorrente.