Il guscio della tartaruga
Apuleio è scrittore, filosofo di scuola platonica, retore, mago e alchimista. Porta intenzionalmente i lunghi capelli lasciati cadere sulla fronte, è elegante e ricco, amante delle donne e amato dalle donne. Perché è bello. Ed essere bello e filosofo, beh, questo è difficile che gli venga perdonato, anche nella tollerante età degli Antonimi. Così subisce un processo. Ma in una notte di luna piena lui rivolge una preghiera alla nobile dea che si specchia fulgida nel mare con il suo disco lucente. E lei gli risponde. In cambio della sua divina protezione l’indomani chiede fedeltà per il resto della vita. Il mattino seguente Apuleio è così abile, brillante ed intelligente nel difendersi che il proconsole lo assolve. Così riprende la sua vita felice, sotto la protezione della dea. Alcuni raccontano che viva ancora oggi, ma nascosto, perché oggi davvero non è più possibile essere filosofo e bello... Freud chiamò psicanalisi gli insegnamenti di antiche discipline e aiutò i suoi pazienti insegnando loro l’antichissimo segreto: conosci te stesso. Chiamò inconscio quello per gli antichi era divinità e decifrò gli alfabeti della mente, strato dopo strato, come in quegli stessi anni Schliemann portava alla luce gli strati dell’antica Ilio. Amava l’antichità, l’ebreo austriaco, conosceva il greco, lingua in cui da giovane scriveva il diario, con la stessa sicurezza con cui padroneggiava altre lingue, vive o morte, compreso il linguaggio inconscio della mente. Collezionava antichi reperti tra i quali ogni giorno una gatta, entrata dalla finestra, amava scivolare ,per poi andare a sdraiarsi sul lettino da lavoro del grande professore... Apuleio e Freud sono due dei 65 personaggi illustri invitati alla cena numerosa di Silvia Ronchey. Così, infatti, in un’intervista, lei stessa definisce il suo libro : “una teoria di racconti in dimensione confidenziale di un salotto o di una tavolata”. Ma non si tratta decisamente di biografie convenzionali, non si tratta di “vite vere” in senso biografico. E’ piuttosto un puzzle di immagini, detti , parole, dati biografici ed intere citazioni o parafrasi delle opere di ognuno. Ogni capitolo è un bellissimo racconto, un profilo sapiente che può risultare piacevole scoperta di curiosità , anche amene (Verlaine non si lavava mai ed era di una bruttezza intensa; D’Annunzio a sera guardava i film di Walt Disney), o sfida dotta al lettore più smaliziato. Biografie letterarie, ecco, scaglie di qualcosa che loro stessi hanno voluto raccontare. Scaglie di quel guscio, fatto di parole e pensiero, che , come un’intercapedine, gli scrittori hanno creato attorno a sé per proteggere la propria anima. Queste scaglie sono affiancate, le une alle altre, con la sola logica che stabilisce un reticolo di relazioni tra autori amati fino a creare il guscio di una tartaruga, appunto. Un guscio che non aderisce al corpo ma lo ricopre e lo protegge, allo stesso modo in cui questi racconti rivestono l’esistenza dei personaggi senza mai combaciare realmente, ma illuminandola di scaglie di saggezza. Si tratta , insomma, come per il carapace della tartaruga, di un elemento di protezione funzionale ma assai bello, qualcosa che , da un lato, pesa addosso, dall’altro, protegge ed adorna e consente di vivere a lungo: parrebbe una bella metafora della cultura. E tanta cultura traspira da questi racconti, nello stile scarno ed essenziale, ma a tratti quasi inconsapevolmente poetico, degli enciclopedisti e agiografi bizantini tanto cari alla storica bizantinista che è la Ronchey. Divertente e gradevole il gioco on-line proposto a chi giunge a termine della lettura, che sul sito della casa editrice può rispondere a tre quesiti e quindi accedere all’indice delle fonti. E’ voluta infatti l’assenza di note e apparati che avrebbero reso il testo di tipo accademico. In questo modo invece, oltre che rendere interattivo il rapporto col libro, i livelli di fruizione sono diversificati e permettono la lettura a tutti. O quasi.