Voli della memoria, il catalogo è questo
Forse perché sono stata bambina negli anni 80 quando impazzavano gli album Panini. O perché gli elenchi mi hanno sempre incuriosito e insospettito, ma il filo rosso che tiro dalla narrativa duemilanove è quello dei libri di frammenti e manierismi. Il guscio della Tartaruga di Silvia Ronchey (nottetempo) mi ha fatto compagnia e mi ha molto divertito. La struttura è alfabetica, evita didascalismi di ritorno, comincia da Agostino e finisce a Zenone. L’ultimo ritratto, fuori lista, è però la figurina mancante, che non trovi neanche quando in edicola compri buste su buste e nessuno ha un doppione.
Solo che l’edicola di Ronchey è la biblioteca di Alessandria.
In Oggetti smarriti e altre apparizioni (Laterza), Beppe Sebaste si muove tra escerti di vita passata, talvolta lacerti, segue i sentieri delle vite, sua e degli altri, perdute e ricomposte. Sebaste è un raccoglitore di voci che cataloga a memoria senza bisogno di teche e le sue parole sono etichette che identificano mondi.
Titolo variabile di Margherita Morgantin (Quodlibet) è una raccolta di aforismi in forma di disegno. Uomini che dormono sotto campane gaussiane per ripararsi dalla pioggia e numeri immaginari, ma immaginari di chi? Uomini piccoli e approssimativi, intenti e distratti, interpuntati da una scienza che spiega il mondo senza interpretarlo.
Orizzonte mobile di Daniele Del Giudice (Einaudi) è un diario nel quale le coordinate geografiche prendono il posto delle date.
Come in una singolare commedia geografica delle maschere Del Giudice premette una spedizione immaginaria a viaggi realmente viaggiati, a tempi sfasati e luoghi ricalcati. Dentro Orizzonte mobile i fusi orari assomigliano tutti a quello avvelenato de La bella addormentata.
Nomi cose e città di Arnaldo Greco (Fandango), in otto reportage di prosa e intuizione sferzanti, corre in un percorso commerciale che dal Vulcano buono a Nola arriva all’ospedale di Udine dove nato un bambino se ne fa un consumatore, passa attraverso la cucina delle badanti, i cibi biologici e i quotidiani col sudoku e descrive una Italia che compra più con la testa che con le tasche.
La vertigine della lista di Umberto Eco (Bompiani) delle vecchie fa conquista pel piacer di porle in lista e analizza l’elencazione come forma letteraria e se volessi cantarne gli estremi dovrei terminare con un et cetera e riflettere su quanto (o su se) la difficoltà di creare un mondo scivoli verso l’accumulazione dei dettagli. Anche se credo che dai dettagli parta la costruzione del mondo.