Silvia Ronchey viaggia nelle vite di donne e uomini illustri
Come recita il sottotitolo, Il guscio della tartaruga tratta di “vite più che vere di persone illustri”. L'ultimo libro di Silvia Ronchey raccoglie racconti brevi intessuti di citazioni i cui autori sono spesso i protagonisti medesimi, che non raccontano la propria vicenda in prima persona ma, con le loro parole o quelle di altri che di loro hanno scritto, permettono alla Ronchey di descrivere con tocchi veloci ma densi e lirici la loro essenza profonda.
Troviamo inanellati Catullo e la sua storia d’amore con Lesbia, Conan Doyle e il suo dualismo con Sherlock Holmes, Borges ma anche Platone e Nietzsche, David e Freud e Fitzgerald e molti molti altri.
Sono belli gli elenchi nei quali mi pare che l'autrice indulga volentieri: "…Petronio piacque ai letterati del Basso Impero, a Sidonio Apollonio, a Vincenzo di Beauvais, a Poggio Bracciolini, a Balzac, a Eliot, a Fellini…"; sono inventari ricchi di nomi dotti e di vocaboli dal suono pieno come le erbe e le pietre tra le quali, tra il misticismo e la scienza, si svolse la vita di Hildegarda von Bingen.
Il libro non ha apparati né chiavi per essere decodificato. Chi proprio vuole la lista delle citazioni e delle fonti la trova sul sito dell’editore ma vi può accedere solo dopo aver risolto alcuni facili quesiti. Per stimolare il lettore o disincentivarlo?
È comunque pienamente soddisfacente lasciarsi andare al racconto, immaginare le storie accennate sulla carta, godere delle immagini e delle tensioni emotive evocate e lasciarsi magari condurre da questo libro a tutti gli altri che ne formano la trama e l’ordito, per sapere di più di questi uomini e donne, oltre il guscio della tartaruga.