Chiedi alla tartaruga
Siamo proprio sicuri che Gaio Petronio, l’inventore di Trimalcione, l’autore del Satyricon di cui ben poco si sa, sia morto con le vene tagliate ascoltando poesie e versi lascivi? C’è chi dice che non è morto affatto, ma è fuggito con lo schiavo Siro vagando per l’Impero come ciarlatano ambulante, vivendo di pani funerari rubati nei cimiteri. Dobbiamo dare retta a Tacito, a Boris Huysmans oppure alle vite immaginarie di Marcel Schwob? Chiedetelo al carapace, risponde un po’ enigmaticamente Silvia Ronchey, nel nuovo libro (esce oggi per Nottetempo, pp. 241, euro 15,50) che si intitola appunto Il guscio della tartaruga. Vite più che vere di persone illustri, ed è basato su un gioco intellettuale che ingloba gli indovinelli e Internet.
È però soprattutto un omaggio ai classici della letteratura, dalla Grecia ai giorni nostri: 65 medaglioni - due si possono leggere a titolo d’esempio qui sotto - per raccontare in poche righe la vita, le opere e i pensieri di Sant’Agostino o Francis Scott Fitzgerald, Ildegarda di Bingen o Epicuro, Nietzsche o Conan Doyle. A proposito del quale va detto che il lettore potrà, se lo desidera, trasformarsi in una specie di Sherlock Holmes. Questi ritratti sono più veri del vero, come suggerisce l’autrice, proprio come il guscio della tartaruga, che non aderisce al corpo ma lo ricopre, lo completa e lo proietta in un reticolo di scaglie. Costruiti con testi degli autori stessi o di qualcuno che, nella tradizione letteraria, ha parlato di loro, non necessariamente con piglio da storico, nascondono perciò mille segreti. E va detto che un classico non lascia molta scelta a chi voglia parlarne in poche righe: o si scrive una voce da dizionario, o lo si ricrea. Silvia Ronchey scelse la seconda opzione per una rubrica che teneva su Tuttolibri della Stampa. L’idea è nata lì.
Il guscio della tartaruga è un libro autonomo, un po’ borgesiano, ma è anche un testo a chiave, perché rimanda a tutto il mondo di parole da cui è nato. Così, da domani, chi vorrà approfondirne i segreti potrà cercare, sul sito di Nottetempo, una risposta a tutte le sue domande. Prima, però, ci saranno tre indovinelli, insomma un passaggio della Sfinge. Il primo è facilissimo, il secondo così così, il terzo potrebbe porre qualche problema (riguarda un dio che non né saggio né sapiente), ma ci si arriva. Il premio è l’interno del guscio, pagine e pagine dove sono riportate tutte le «fonti», le citazioni, la trama di cui sono intessuti i medaglioni.
Potremo così scoprire dove sono i «biscottini per i nervi, che levano ogni amarezza dal tuo cuore» cucinati da Santa Ildegarda di Bingen; o che tipo di mantello indossasse l’amore lontano del trovatore Jaufré Rudel; o ancora, se davvero per Voltaire non ci si doveva preoccupare di nascondere le verità al popolo «perché il popolo non legge affatto: lavora sei giorni la settimana e il settimo va al ristorante». Beato popolo. Non resta che servirlo.